Neuroni impazziti ai tempi del corona virus

Che dire, sto per perdere la bussola, come tutti.
Convivenza continua, incessante e forzata con marito e figlio, mentre la nostalgia di un momento mio e solo mio mi attanaglia lo stomaco. 
Rapporti sociali ridotti all'osso e, quel che più mi pesa, veicolati dal telefono, dalle chat, dai social che continuo a odiare... Io odio il telefono!
Ansia per la reclusione che non sappiamo ancora quanto dovrà durare, ansia per i genitori lontani e in fascia d'età vulnerabile, ansia per quel che verrà, perché già immagino mesi e mesi di sospetto e atteggiamenti guardinghi che ci terranno comunque lontani e impauriti.
E' un incubo. E mi sfiora solo da lontano, perché per ora nessuno dei miei cari è finito in ospedale e di nessuno ho perso le tracce, e a nessuno ho dovuto dire addio senza neanche poterlo rivedere...
Tutti dicono che resterà qualcosa di buono alla fine, che avremo imparato ad apprezzare la libertà e gli affetti e le cose semplici quando sarà passata.
Non ci credo.
Vivo nella mia bolla, esco in cortile, accendo un'altra sigaretta, cercando di isolarmi dalle urla del bambino, da quel continuo mormorare del mio compagno di vita e prigionia, dalla TV e dagli altri suoni artificiali e incessanti di tablet o telefoni.
Io penserò solo che c'è tutto un mondo fuori, quando sarà finita ricomincerò a guardarlo e a cercare di viverne un pò di più. Solo questo, sempre questo.

Nessun commento:

Posta un commento

Neuroni impazziti ai tempi del corona virus

Che dire, sto per perdere la bussola, come tutti. Convivenza continua, incessante e forzata con marito e figlio, mentre la nostalgia di un ...