Che dire caro Matteo,
anni fa non ti digerivo, non ti ho votato, optando per il più rassicurante e meno ambizioso Bersani. Ho sempre scelto la competenza e la serietà di fronte alla sfrontatezza dei giovani...anche di quelli giovani come allora lo ero io.
Tu lo eri di più, ed eri più in gamba di me e più intraprendente, certo, ma anche molto poco paziente, dote che hai sempre sottovalutato, forse perchè non l'hai mai posseduta.
E pochi anni dopo, invece, mi sono ritrovata trascinata, risucchiata con entusiasmo e fiducia in quel turbinio di emozioni, sogni riformisti, promesse di rinnovamento che è stata la tua ascesa a Palazzo Chigi. Ero pure disposta a sorvolare sul metodo, visto che il programma era credibile, razionalmente realizzabile, al passo coi tempi e affidato a persone valide, energiche, carismatiche in molti casi.
Tu per me restavi uno strafottente ma, ne ero convinta, eri l'uomo giusto al posto giusto nel momento giusto. Ci ho creduto, mi hai conquistato, ho lottato insieme a te. E ho sofferto con la batosta al referendum, perchè l'ho vissuta come il fallimento di un sogno di rinascita, come il tradimento di un popolo al suo paese, come una grande occasione di riscatto buttata nel cesso.
Ma ci ho messo tanto ad ammettere che, come tanti, tutti, mi facevano notare, in gran parte la |colpa è stata del tuo bisogno di metterci la firma, di personalizzare tutto all'eccesso, di trasformare ogni decisione in un "O con me o contro di me". Be', è andata così: contro di te, non contro la riforma.
Troppo difficile da digerire, troppo dura ricominciare e continuare a crederci, ma io e tanti con me ci abbiamo provato.
Ti ho scritto per chiederti di non mollare, di continuare a lavorare per continuare a dare voce a chi, come me, ti vedeva come l'espressione dei propri sogni (anche se rivisitati per difetto).
E poi il lungo travaglio fino all'elezione del nuovo segretario (io certo avrei preferito Minniti) e all'apertura di una stagione di relativa pace, di compromessi in agguato ad ogni angolo. Ma tutto è sempre possibile in un partito che, come il nostro stesso paese, riconosce la democrazia e l'alternanza come valori irrinunciabili.
Questo per me è il PD, ancor più ora che la carenza di pluralità, trasparenza e coerenza sono sempre più evidenti in ogni altra formazione politica o pseudo politica.
Il PD è ancora la mia casa, eppure non è qui che sono nata, ma in quei PDS e DS che, ora mi è chiaro, non devi aver mai digerito.
E la tua casa invece qual'è? Pronto al trasloco ora che il timone ti è stato strappato di mano, come se non avessi più niente da esprimere e rappresentare dentro questa grande famiglia. Non sarò con te e spero che in tanti puntino i piedi e si ancorino a quel poco che ci resta: la serietà e la continuità di un partito che ha una lunga storia, complessa, ricca di contrasti ma anche di valori condivisi.
Questa è la mia casa, non più la tua, pare.
Resto in attesa di conoscere le tue mosse, ma ormai do per buone le voci che circolano e che lasci circolare di proposito. Buon viaggio, buona fortuna. Ma non credo che sarò più capace di credere in te, di darti un'altra chance.
Stai facendo la scelta sbagliata, ne risponderai.
Io sto qui a guardare che succede, non con i pop corn però...
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E' il 29 ottobre 2019,
hai fatto da tempo quel che si temeva. Che dire, me l'aspettavo in fondo!
Stai dando la caccia ai nostalgici della D.C., ai pseudo pentiti o sfrattati da Forza Italia, a tutti quelli che "non sanno neanche loro chi sono e dove fare l'uovo".
Bene, le nostre strade proseguono parallele. Spero non farai troppi casini, spero non ti consentano di farli.
Mi spiace, non mi auguro che i tuoi numeri crescano.
Uno che fa le battaglie pubbliche a favore degli evasori non sta più dalla mia parte.