Mamma, come sono entrato nella tua pancia?

E' da almeno un anno che Luca è diventato curioso sulla sua nascita e sul suo "esser stato bebè", fa domande, riflette sulle risposte, ne ride, intenerito dall'idea di essere stato piccolissimo, di aver ciucciato il latte dal mio seno per più di un anno, di essere diventato gradualmente quel che è.
E soprattutto non si capacita del fatto che non riesca a ricordare niente di tutto ciò, diventando nostalgico nel ricordo di qualcosa che non ricorda.
Ha 5 anni, è in una fase di crescita delicata, quella in cui si sente combattuto tra il voler essere considerato e trattato da grande e il bisogno, spesso rivendicato, di essere ancora piccolo, un cucciolo da coccolare.
Gli piace farsi raccontare di quando stava dentro la mia pancia, di quanto era movimentato, di quanto sgomitava e singhiozzava, d come si facesse vedere con spuntoni e protuberanze su quel pancione che prendeva vita.
Già allora era movimentato e rubava la scena a me e a chiunque intorno.
Non nasconde che vorrebbe provare ancora quelle sensazioni di cui non ha ricordo, che vorrebbe stare dentro di me, forse per starmi più vicino.
E' orgoglioso del fatto che abbiamo avuto un legame così profondo e del fatto che l'ho allattato. E' innegabile che, per quanto a volte io sia scostante e non ami giocare con lui, mentre il padre lo fa e lo fa pure volentieri, inevitabilmente tra madre e figlio si crea un legame speciale, che nasce da qualcosa di cui io non ho merito.
Sento quanto sono importante per lui, sento di essere la sua prediletta in questa fase della sua vita.
E così sono anche quella a cui fa le confidenze sulla sua fidanzata che vorrebbe baciare mentre lei dà i bacetti sulle labbra a un altro compagnetto (sono certa, col chiaro intento di farlo ingelosire! sembra prematuro ma ho visto delle scene che tolgono ogni dubbio!), sul suo pisellino che diventa grande quando lo tocca, sul suo amore per la maestra di turno...
E a me anche le domande, quelle che tutti i genitori sanno che arriveranno ma per le quali, alla fin fine, non si è mai pronti.
Io ho sempre pensato che sarei stata chiara, sincera, quasi asettica nel dare le risposte. E non c'è stato nessun problema finchè chiedeva da dove uscivano i bambini dopo essere cresciuti in pancia, da dove esce la pipì nelle femminucce che non hanno il pisellino ma solo la farfallina, quanti buchini hanno le femminucce, quanti ne ho io, dove e così via...
Poi è arrivata la fatidica domanda "come sono arrivato nella tua pancia?", e allora ho risposto che i maschi producono dei semini mentre le femmine degli ovetti e che quando due di questi si incontrano e magari si uniscono, si forma un embrione, un esserino piccolissimo che poi diventa un bambino piccolissimo e poi sempre più grande...
E per qualche settimana gli è bastato, non ha chiesto di scendere nel dettaglio.
Ieri sera, in bagno, mentre si rivestiva, mi chiede strizzandosi un po' i testicoli, "ma a cosa servono le palline?". E quindi gli rispondo che dentro, quando si è più grandi, non più bambini, ci si formeranno i semini, quelli che possono servire per far nascere i bambini.
E lui ride e mi dice "Ah! lo so, e quando un maschio e una femmina si danno un bacio in bocca nasce un figlio!"
E io "No, non basta un bacio, amore, ci vuole altro..."
Lui ribatte "Certo, volevo dire un maschio e una femmina sposati!" (da precisare che sposati o fidanzati per lui è un tutt'uno)
E io "Non serve essere sposati, i bambini si possono fare comunque, basta che due persone si vogliano bene"
"Ma come?" fa ancora lui.
E questa è stata la mia ultima uscita, dopo averci riflettuto giusto tre secondi..."Il semino deve arrivare nella farfallina, è lì che stanno gli ovuli della femmina, lì si incontrano, con le coccole che si fanno i grandi quando si amano"
Mi aspettavo una sfilza di domande mirate e precise, già mi preparavo a descrizioni soft dell'atto sessuale...e invece no. Tutto soddisfatto ha detto "Si".
Ed ha cambiato argomento.
So bene che l'argomento non è chiuso, che dovrò essere pronta. Ma mi ha sorpreso la naturalezza con cui lui ha assimilato l'informazione e, sono certa, l'ha fatta sua.
Sono anche un po' orgogliosa di me, e perché no?
Saprò affrontare anche i passi successivi, il sesso, l'omosessualità, l'amore in ogni sua declinazione.
E saprò rimediare alle visioni rigide imposte dal mondo esterno, da una certa società.
Finora ha avuto la fortuna di frequentare scuole in cui nessuno ha cercato di fargli credere che ci sono cose da femmina e cose da maschio, colori, giochi, cartoni, passioni leciti per gli uni e non per gli altri.
Ha 5 anni e ancora gioca liberamente con le bambole o con la sua cucina o con le costruzioni e i treni, senza mai pensare che qualcuno di quei giochi sia inadatto a lui.
Perché nessun gioco è inadatto a lui.
Mai negata una serata di trucco e manicure, né di giochi e lotta con suo padre.
Lui può giocare come desidera, senza vergognarsi di niente.
Cosa che non capita, per esempio, ad alcuni suoi cuginetti che rimarcano sempre come questo o quello siano da femmina, e anche con un'accezione spesso negativa, come se si perdessero punti a fare certi giochi o avere o desiderare certi oggetti.
E lui ancora chiede sostegno a noi "Mamma, babbo, vero che non è solo da femmina questo (...) quello..!?". E finora siamo stati convincenti, non in modo insensato, non negando le differenze dove esistono, ma evidenziando l'insensatezza delle differenziazioni dove non c'è bisogno che ci siano.
Così come non è ancora impressa nella sua mente nessuna differenziazione di ruoli in casa tra maschio e femmina, entrambi lavoriamo e per il resto facciamo un po' come capita, che si tratti della lavatrice, di apparecchiare, cucinare, riordinare, far la spesa, pulire e tutto il resto.
Spero rimanga così limpido e con la mente aperta ancora a lungo, so che non dipenderà solo da noi, che prima o poi qualcuno lo convincerà che un vero maschio fa o non fa delle cose, non piange e non può appassionarsi per cose che non siano sport e motori.
Ma ancora è il mio dolce bambino, bellissimo e puro.


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