Più educazione civica, meno religione, soprattutto a scuola

Anche a prescindere dagli orribili fatti di cronaca, attacchi terroristici o comunque aggressioni motivate, almeno apparentemente, da questioni di appartenenza religiosa, sono sempre stata convinta che la laicità delle istituzioni pubbliche sia l'unico modo per garantire pari dignità e parità di trattamento indipendentemente dal credo professato o mai considerato parte della propria vita.
Senza laicità non c'è rispetto per la libertà di tutte le persone, non c'è rispetto per la libertà delle famiglie di scegliere un indirizzo educativo, non c'è il riconoscimento dell'uguaglianza.
E in uno stato laico non può esistere una scuola pubblica che, a spese di tutti i cittadini italiani, propone nell'offerta formativa la "religione cattolica" quale materia di studio.
Il fatto che poi ci si possa rifiutare di far frequentare al proprio figlio quelle ore di lezione, mettendo in evidenza differenze che non sarebbe per niente necessario rimarcare (con modalità tra l'altro discutibili, visto che persino la blanda normativa di tutela in vigore viene spesso disattesa dai singoli istituti! vedi per esempio come in molte scuole non venga previsto l'insegnamento della religione alle prime o alle ultime ore), non è abbastanza, non tutela la libertà di nessuno, anzi, obbliga a una dichiarazione di omologazione o di differenziazione su un tema a dir poco sensibile.
Di questi tempi, poi, perché rendere obbligatoria l'apposizione di un'etichetta, in un senso o nell'altro? credente o non credente o appartenente ad altro credo? Che diritto hanno di fare questo?
Non mi interessano i patti a suo tempo sottoscritti tra Stato e Chiesa, non credo sia impossibile rivedere il tutto, ridiscuterli e, soprattutto, riportare la Chiesa cattolica alla pari con tutte le altre confessioni o chi per loro.
Il tutto senza mai, per nessuno, prevedere l'insegnamento di una religione a scuola.
Magari si potrebbe pensare a una sana "educazione alle religioni", nel senso di prevedere un'infarinatura di tutti i credi e, soprattutto, insegnare il rispetto per tutti questi, in quanto elementi fondanti della vita di tante persone.
Stop, tutto qui.
E questa roba qui non dovrebbe semplicemente rientrare nel campo più ampio dell'educazione civica? Io dico di si.
E dico che sarei felice se a mio figlio insegnassero che ci sono mille modi di credere in Dio, che è normale non credere in niente, che l'unica cosa che è davvero richiesta a ciascuno di noi è il rispetto profondo per l'altro e per il suo modo di interpretare la vita.
Abbiamo scelto di non far frequentare al nostro bambino l'ora di religione alla materna e hanno pure provato a convincerci a cambiare idea, garantendo che si sarebbe trattato di un insegnamento blando, generico, non di catechesi. E tutto perché devono far numero per mantenere il posto di un'insegnante pagata dallo Stato ma neppure selezionata da questo stesso Stato!
E siccome non riescono (così dicono) a organizzare tale attività nelle prime o ultime ore, lui si ritrova a gironzolare per le altre classi (nelle quali per fortuna si trova benissimo) insieme all'unico altro compagnetto che si trova nella stessa situazione.
Questa è libertà? Questa è parità di trattamento?
Vi sembra normale che mio figlio debba chiedermi perché lui e Mattia vengono allontanati dalla classe, e io debba spiegargli fin d'ora che la Scuola è organizzata così male da non rispettare la libertà delle famiglie, da imporre la "pubblicizzazione" e condivisione di aspetti della vita che sono prettamente privati.
A lui piace passare del tempo con le altre maestre, non lo vive come un problema. Non ancora.
Ma continuerò a battermi perché quella lezione venga organizzata in orari diversi, così da farlo entrare dopo o uscire prima, cosa che non gli dispiacerà di certo!
Lui sarà poi libero di decidere se frequentare Chiesa, catechismo, tutto quel che vorrà.
Non gli imporrò mai una posizione in proposito e cercherò di fare in modo che anche il suo papà rispetti questo spazio di libertà, anche se gli costerà parecchio.
Ma, certo, non gli nasconderò che dietro ogni religione si celano dogmi, pensieri assoluti, tabù, discriminazioni più o meno velate e, sempre, il rischio di perdere di vista la libertà altrui.
So bene che è un po' quello che succede anche in politica o in altri campi della vita sociale.
E cercheremo di insegnargli che l'estremismo non ha senso mai, in qualunque campo, in qualunque luogo, in qualunque situazione. E anche che lo Stato non ha mai il diritto di privilegiare o discriminare chi professa una religione, qualunque essa sia.

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