Ancora pessime notizie, ancora morte e dolore...

E oggi vorrei parlare di qualunque cosa tranne che di questa...ma la mente ci torna, quelle immagini mi hanno lasciato attonita e ancora martellano e chiedono che non distolga lo sguardo, anche se vorrei.
Ieri è stata divulgata la notizia di un attacco con armi chimiche in Siria, nella zona in cui, tanto allegramente, il pseudo governo di Assad aveva lasciato fuggire e ammassare tutta quella gente spaventata che lasciava Aleppo. E va bene che non saranno stati tutti civili innocenti, ma certo lo erano per la maggior parte, e di certo lo erano i bambini!
Scene orribili, anacronistiche, che lasciano increduli, che ti fanno provare vergogna per l'umanità che come esseri umani evidentemente non abbiamo ancora conquistato.
Eppure sono anni che scene di morte, sofferenza e terrore ci scorrono davanti agli occhi, sullo schermo della TV o sui giornali, che certe cose sembrano comunque lontane da quest'isola ancora indenne.
Solo qualche giorno fa erano bombe a San Pietroburgo, poco prima folle accoltellatore a Londra, e prima ancora Parigi, Bruxelles, Istanbul, Berlino, Ankara...per non citare poi tutte quelle città o quei luoghi sconosciuti in paesi africani, mediorientali e orientali. Un elenco infinito di tragedie, morti insensate, terrore cieco, che colpisce indiscriminatamente.
Quasi ce lo aspettiamo ogni giorno, io e Marco ci stupiamo quando non succede nulla, quando filano lisci eventi sportivi o culturali che richiamano le masse in città. Fa parte del nostro tempo questa convivenza col terrore, il fatalismo, l'impotenza.
Per fortuna la maggior parte delle persone se ne frega e non è come me, che eviterei viaggi e scali in certi siti per paura. Io cedo al terrore. Io aspetto tempi migliori.
Ma nonostante questa abitudine alla violenza e alla tragedia, sentire del gas nervino (o roba simile) usato su delle persone inermi, su tanti bambini che hanno già perso la loro vita normale, la quotidianità, la loro infanzia, anche quando sopravvivono, mi ha fatto un male cane! Mi ha ferito.
Mi ha fatto desiderare di fare del male, di uccidere Assad a mani nude se solo avessi potuto.
Forse siamo tutti potenziali assassini alla fine, forse la sofferenza porta all'odio e l'odio solo ad altro odio. Forse non c'è più spazio per il pacifismo puro.
Io ho sempre più l'impressione che non si faccia abbastanza, che si perda tempo, che la diplomazia con i suoi rituali infiniti sia completamente avulsa dalla realtà, incapace di starle dietro.
Un tempo ritenevo che la maggior parte dei conflitti e della mancata risoluzione di essi fosse dovuta all'interventismo dell'occidente, alle invasioni di campo, alle ingerenze giustificate con dei pretesti (spesso costruiti ad arte dai servizi segreti) e dal finto obiettivo della tutela di minoranze vessate che poi in realtà finivano sotto le bombe, distrutte e violentate, in un modo o nell'altro.
Un tempo pensavo che ogni paese deve darsi le sue regole, il suo sistema di governo, i suoi capi e i suoi re. Ogni popolo dovrebbe vivere secondo la propria cultura, i propri schemi mentali, le proprie tradizioni e, a volte, la propria vocazione masochistica. Forse la penso ancora così in parte...
Non esiste possibilità di esportazione della democrazia, non esiste neanche un concetto unico di democrazia, non esiste un modo "giusto" di vivere e organizzarsi in STATO, non è neanche obbligatorio costituire uno STATO se si vive serenamente e in armonia con il proprio ambiente. Per alcune popolazioni lontane dal nostro tanto amato "progresso" è ancora possibile vivere senza porsi problemi di quel tipo. E va bene così. Speriamo che per loro le cose restino tali finche lo vorranno.
Ma intanto nella nostra parte di mondo le cose funzionano diversamente, così accade che, in nome della difesa dei diritti umani, facciamo piovere bombe sulla testa di chi quei diritti li vede calpestati due volte! E facciamo cadere dittatori sanguinari, distruggendo l'organizzazione di stati che comunque funzionavano, per poi scappare e lasciare che le vendette, le ritorsioni e le nuove lotte per il potere rendano quei popoli ancora più deboli e ancora più incazzati con chi ha solo finto di volerli aiutare.
Sono troppo ignorante per poter fare analisi storicamente corrette, sono una tipa ordinaria, sono una che va avanti per concetti semplici e che vorrebbe esistessero soluzioni semplici. Ma ormai so che quelle soluzioni non sono percorribili, o che, perlomeno, nessuno intende percorrerle!
Conflitto israelo-palestinese in primis, esistono tante questioni aperte che, ai miei occhi semplici, appaiono risolvibili con accorgimenti altrettanto semplici, che di solito si riassumono così:
ogni popolo libero nella sua terra, ogni popolo libero di vivere e promuovere la sua cultura, ogni popolo libero di difendere il suo territorio. Il resto verrebbe da sé.
Ma se siamo sempre pronti a condannare il mancato rispetto di principi che facciamo passare per fondamentali quando neanche in terra nostra li rispettiamo, se siamo sempre pronti a fingerci salvatori del prossimo quando quel prossimo abita in prossimità di pozzi di petrolio o altre risorse naturali, di sicuro non siamo altrettanto solerti nell'intervenire quando il genocidio è abbastanza lontano e non avviene nei pressi di qualche bene di nostro interesse (vedi centro Africa)!
Quello che volevo dire comunque è che vorrei che certe cose non accadessero più, che vorrei sapere al sicuro tutti i bambini del mondo, che vorrei che la vita avesse lo stesso valore in ogni luogo, che vorrei che per tutti queste cose fossero un nostro problema e non questioni astratte, lontane e da arginare alla meno peggio.
Ma so già che nemmeno queste immagini atroci convinceranno qualcuno a pensare che è anche una nostra responsabilità, che qualcosa da fare c'è sempre, che basta solo non girarsi dall'altra parte.
Ammiro chi si impegna in prima persona nella cooperazione internazionale, chi rischia la propria pelle per dare aiuto a perfetti sconosciuti, ma io sono una codarda. E del resto non possiamo essere tutti eroi, non sarebbe neanche auspicabile e utile un espatrio di massa per andare a fornire sostegno in loco quando sarebbe sufficiente metter mano al portafogli, anche quando non è troppo pieno, e sostenere quei progetti e quelle azioni che riteniamo più meritevoli.
Io credo nel sostegno a distanza (e contemporaneamente penso che dobbiamo garantire l'accoglienza, dignitosa e non fine a sé stessa), al di là delle possibili distorsioni, dell'eventualità che le risorse siano distolte dai fini ufficiali per finire chissà dove.
Chi si trincera dietro la mancanza di fiducia nelle ONG per non sganciare un euro è come chi si nasconde dietro il malaffare che a volte infesta la vita dei partiti politici per poi andare a votare chi offre di più (a chiacchiere di solito, ma a volte in modo concreto!) o addirittura per tirarsi fuori dalle responsabilità di cittadino. Sono quelli del "tanto sono tutti uguali", "tanto non cambia mai nulla", "tanto ognuno fa solo i propri interessi".
E se cominciassimo tutti a impegnarci un po' di più, a sentire come nostro interesse la sorte del nostro paese come pure di tutto il mondo globale? Ognuno potrebbe trovare il suo modo di fare quel minimo che serve per far girare le cose nel verso giusto, senza ipocrisie ed egoismi.
Io cerco di fare qualcosa per migliorare le cose, più economicamente che nelle opere, ma sento di essere sempre in difetto e anche in debito, che se c'è gente che sta male di solito è perché c'è chi sta troppo bene!
Io voglio che mio figlio cresca sapendo che siamo stati semplicemente fortunati a nascere nell'emisfero giusto, che non c'è alcun merito in questo, che nel nostro paese anche quando siamo poveri non siamo mai senza alcuna speranza, che sempre avremo la responsabilità di fare il possibile perché anche altri, anche lontano, stiano un po' meglio, a modo loro, non a modo nostro!.
I politici non sono tutti uguali, il volontariato non è tutto uguale, le idee non sono tutte uguali, ce ne sono di costruttive e ce ne sono di deleterie...
A noi la scelta.
Il potere ce l'abbiamo, basterebbe usarlo nel modo GIUSTO.

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