Lavoro, lavoro, lavoro

Oggi ho sentito alla radio che, rispetto al 2013, l'ISTAT attesta che nel 2017 ci sono circa 700.000 posti di lavoro in più in Italia. Dato assoluto che, certo, non significa molto, ma tutti dicono che fa ben sperare, se si escludono i così detti "corvi" di turno, che sanno sempre gridare al disastro senza mai proporre qualcosa di alternativo che sia, oltre che teoricamente auspicabile, anche effettivamente realizzabile ed economicamente compatibile.
Non ho simpatia per i pentastellati che vanno tanto di moda, non ho mai simpatia per chi è sempre pronto a giudicare, ad accusare, a dirsi contro il sistema del quale fanno pur sempre parte!
Non ho simpatia per chi ha verso lo STATO un atteggiamento irrispettoso e sfascista. Non ho simpatia per l'incompetenza mascherata da "verginità politica".
Con questo non voglio certo difendere l'intera classe politica, anzi! ma credo che esistano i politici che fanno il loro mestiere e anche che, a volte, sia preferibile un politico navigato dei novellini che della macchina amministrativa non sanno proprio nulla e pretenderebbero di gestirla come fosse una casa senza regole!
A parte tutto questo, tornando al dato sull'occupazione, quello che mi ha fatto riflettere è che io, facente parte della categoria dei così detti "fortunati" con un lavoro (e ci sarebbe da dire, perché il posto me lo sono conquistato!), proprio stamattina, come tante altre volte, non riuscivo a buttarmi giù dal letto e poi, mentre facevo colazione, continuavo a pensare a quanto sarebbe stato bello non dover andare in ufficio e magari andare invece a fare la spesa, come fanno tante persone che vedo in giro!
Non ho la vocazione della casalinga ma giuro che, pur di non andare a lavorare, sarei pure disposta a pulire la casa e, forse, anche a cucinare, cose che faccio poco e male!
Non posso dire che vorrei fare la mamma a tempo pieno ma stare a casa, fare le cose necessarie (forse due lavatrici con molta calma) e poi, magari, scrivere, leggere, guardare la TV, anche innaffiare le piante, non mi dispiacerebbe per niente.
Tutto senza ansie, senza tempi contingentati, con la sola scadenza data dall'uscita del cucciolo dalla scuola materna entro le 16.00. Che sogno!
Certo, per far questo ci vorrebbero dei soldi che non ho e, non essendo sposata con uno che guadagna abbastanza per due (che poi non potrei essere serena senza risorse strettamente personali!), salvo una bella vincita a qualche gioco, concorso, gratta e vinci (ai quali però non regalo d'abitudine i nostri soldi, per cui non ho motivo di sperare neppure nella vincita!), sono senza speranza!
Se penso che a 68 anni (secondo le regole attuali, che potranno anche peggiorare) dovrei ancora recarmi in ufficio a fare alla meno peggio un lavoro che, per lucidità mentale in discesa e calo delle capacità di apprendimento e adeguamento alle nuove tecnologie e alla complessità dei procedimenti, non dovrebbe essere mai svolto, secondo me, oltre i 60 anni! E lo dico perché vedo come funzionano quelli che di anni ne hanno di più, che spesso sono una palla al piede per chi va più veloce e tendono a rallentare la macchina nel tentativo vano di mantenere le cose come stanno, rifiutandosi disperatamente di adeguarsi ai cambiamenti.
Lo so che ci sono lavori o settori in cui l'età, nel senso di maggiore esperienza, può anche essere un vantaggio, ma ci si limita ad ambiti molto specializzati, al settore cultura, ricerca, medicina e simili. E comunque non è sempre così neanche in quei settori, c'è poco da fare, i giovani sono quelli che possono garantire menti aperte e apprendimento veloce, innovazione ed energia.
Io già sono in quella terra di mezzo in cui, pur sentendomi giovane, non sono considerata tale ed effettivamente non sono così svelta nell'acquisire sempre nuove competenze, non sono più così versatile come un tempo, non ho più voglia!
Come dico sempre, il mio lavoro lo svolgo con serietà e impegno, sono anche efficiente, ma mi costa sempre di più e sempre di più desidero abbandonarlo. E sapere di non poterlo fare, di non potermelo permettere, è una tortura, mi fa sentire in gabbia. In gabbia a casa, come madre, in gabbia al lavoro, senza possibilità di essere un minimo creativa.
Eppure mi sento un po' in colpa se penso a quanti farebbero carte false per avere il mio lavoro, con le sue garanzie, con le sue noiose certezze, se non altro il 27 di ogni mese, che anche se lo stipendio è basso (ma non è motivo di lamentela da parte mia!) sai che arriva e che ti permette di pagare bollette, mensa scolastica, mutuo e tutto quel che serve a una famiglia per vivere decentemente, almeno secondo i nostri standard, perché certo non possiamo permetterci capi firmati, SUV o vacanze in albergo!
Se solo potessi permettermi le stesse poche cose, che poi so bene quanto valgono, stando a casa in pace con me stessa, sarebbe un sogno che si avvera.
Poi mi chiedo se non sarebbe una scorciatoia verso la vecchiaia, l'inacidimento, l'ignoranza...che a volte la libertà di non dover più aggiornarsi, studiare, garantire efficienza e un minimo di conoscenza del mondo in cui si vive, può portare al disinteresse, alla pigrizia mentale, a volte ad avere una visione così limitata delle cose da finire con il giudicare in modo sterile, con il bersi tutte le cazzate dei TG o di pessimi quotidiani locali, col diventare una comare credulona e votata al pettegolezzo e a quella visione rassegnata e triste che contraddistingue l'italiano medio...
Eppure, nonostante tutto, io a casa ci vorrei stare lo stesso.
Avrei il tempo di scrivere senza interrompermi ogni due secondi per star dietro alle esigenze del cucciolo, senza dover ridurre a icona questa pagina ogni volta che Marco si avvicina... Almeno la mattina sarebbe mia, solo mia!
Potessi permettermelo, almeno per un po', per vedere com'è.
Ma niente da fare, ufficio tutti i giorni, di corsa tutti i giorni per poi far tardi lo stesso, attendendo l'estate e quei 20 giorni di ferie come fossero la liberazione, per poi sbatterci la faccia ogni volta quando mi rendo conto che significano semplicemente 24 ore al giorno con mio figlio, il mio amato figlio.
No, l'amore non basta, a volte bisogna fuggire, prima o poi dovrò farlo.
Intanto ne chiacchiero...

Nessun commento:

Posta un commento

Neuroni impazziti ai tempi del corona virus

Che dire, sto per perdere la bussola, come tutti. Convivenza continua, incessante e forzata con marito e figlio, mentre la nostalgia di un ...